C’è una rivoluzione in atto e sia l’Europa sia l’Italia non se ne stanno accorgendo. È quella digitale che in poco più di dieci anni ha scosso completamente i mercati mondiali. Serve quindi mettere al centro del tavolo di Bruxelles la questione. Creare una sovranità digitale dell’Unione se non si vuole rimanere schiacciati fra i colossi a stelle e strisce e quelli cinesi. È quanto emerso nell’incontro organizzato lunedì, agli ex magazzini generali di Verona, dal movimento civico Traguardi «Il futuro digitale guidato da un’Europa + unita».

Ospite della serata, illustrata da Pietro Giovanni Trincanato, presidente di Traguardi, il veronese Sebastiano Toffaletti, segretario generale dell’European Digital Sme Alliance, maggiore network europeo di piccole e medie imprese. Accanto a lui Domenico Galia, presidente di Confimi industria digitale. All’evento è stato mostrato un manifesto di 10 punti che indicano i passi da compiere per chiunque vorrà candidarsi alle elezioni europee a fine maggio. Eliminare le disuguaglianze fiscali e la concorrenza sleale; favorire l’innovazione guidata dall’Europa; portare l’infrastruttura digitale a un livello successivo. Ma anche preparare la strada per l’intelligenza artificiale guidata dall’Ue; costruire un’Europa digitale sostenibile e proprio la sovranità digitale, ovvero la promozione della sicurezza informatica.

Il manifesto è stato presentato ufficialmente a Milano al palazzo delle Stelline. «Il manifesto», ha spiegato Toffaletti, «dà alcune priorità per non essere mangiati dalle altre potenze mondiali». Ma il segretario generale ha toccato altri punti come le necessità, in questo contesto, di inserire e mantenere il ruolo lavorativo della donna e l’introduzione di una digital tax, per aziende con un atto fatturato, uguale in tutti gli stati Ue. «In Europa», ha sottolineato Toffaletti , «il divario con Cina e Usa è grande. Nel nostro continente mancano un milione di addetti nel campo del digitale. Per non parlare della differenza di stipendio fra Italia e altri Paesi dell’Unione». Se lo stipendio mensile di chi lavora nel settore digitale in Italia varia fra mille e 2mila euro in Germania il salario è vicino ai 5mila. «C’è stato un cambiamento radicale negli ultimi 10 anni. Nel 2008 le aziende più grandi e quotate al mondo erano tutte legate al settore energia e manifatturiero. Nel 2018, invece, le più ricche sono Apple, Google, Microsoft, Amazon, Facebook. «La ricchezza sta andando in questa direzione», ha precisato Toffaletti, «e siamo in un momento storico in cui rischiamo di perdere completamente il passo. Le piattaforme digitali stanno radicalmente cambiando gli scenari».

Sulla stessa linea Galia: «L’aspetto più preoccupante è la quasi totale mancanza di consapevolezza nella piccola e media impresa manifatturiera, ovvero la gran parte del tessuto produttivo italiano, riguardo a questi cambiamenti totali». E ha continuato: «Se gli imprenditori non si adegueranno velocemente per trasformare i loro modelli produttivi ci sarà un impatto devastante, anche dal punto di vista sociale. Manca infine la formazione di personale e quindi serve un cambiamento anche culturale».