Traguardi commenta l’intervista ad Andrea Abodi, Presidente del Credito Sportivo, su l’Arena di oggi, che riporta alla cronaca la questione del “Nuova Arena Stadium” da realizzare al posto del Bentegodi.

«L’intervento di Abodi, persona senza dubbio competente e dalla grande esperienza, non fa altro che confermare le numerose perplessità e preoccupazioni legate al progetto del nuovo stadio» spiega Tommaso Ferrari, consigliere comunale di Traguardi.

«Dalle parole del presidente del Credito Sportivo emerge un quadro dai contorni opachi, considerazioni che appaiono del tutto ipotetiche su un possibile progetto che, ancora una volta, ruoterebbe attorno alla realizzazione di strutture alberghiere e commerciali insieme alla realizzazione dell’impianto sportivo. Uno schema già ampiamente utilizzato per numerose altre ipotesi di “riqualificazione”, come ad esempio la proposta sull’ex Manifattura Tabacchi, il piano Folin in centro storico, il nuovo ostello al Campone, la proposta sul palazzo Fedrigoni. Tutte singolarmente legittime richieste del mercato che però il Comune ha il dovere di coordinare, e non subire. Altrimenti più che pianificazione sembra di giocare a Monopoly.

«Il Nuova Arena Stadium pare essere un progetto che esiste solo sulle pagine dei giornali» continua Giacomo Cona, segretario di Traguardi, «raccontato sempre con le medesime parole, dai significati grossolani ed indefiniti, e le medesime fotografie che mostrano un rendering che pare essere più un’operazione di marketing che altro. Peraltro, ad oggi, il progetto definitivo non esiste ancora, né esistono un vero piano finanziario e gli investitori che finanzierebbero effettivamente l’opera, il cui costo si stima superiore ai 100 milioni di euro. Considerate le tempistiche prospettate, e cioè conclusione del progetto entro fine 2021 ed inizio dei cantieri a metà 2022, stiamo con ogni probabilità parlando di fantascienza.»

«Il punto più importante, però, è la totale mancanza di un interesse per la riqualificazione ed il miglioramento del quartiere Stadio e delle zone limitrofe, i cui residenti ed esercenti sembrano essere considerati più come un’ingombrante presenza da sistemare in qualche modo, con la promessa che la nuova struttura porterà senza dubbio effetti benefici sulla qualità della vita e sull’economia locale.»

«In due anni di racconto del progetto non c’è mai stata occasione di confronto con i cittadini, né la condivisione trasparente di informazioni che andrebbero inevitabilmente ad incidere sulle vite di migliaia di veronesi. Un errore di metodo e di merito, perché qualsiasi reale progetto sul nuovo Stadio deve partire da uno studio approfondito e preciso sull’area urbana in cui questo sarà collocato, su un piano di salvaguardia ambientale e di complessivo miglioramento di tutta la zona.»

«Non si parla più di una “cattedrale nel deserto” come fu il Bentegodi costruito nel 1963, ma di un’opera che va ad inserirsi in una delle zone più popolate della città, a pochi passi dal centro storico. Non considerare che la prima priorità è la valorizzazione dell’area, oltre che ingiusto, sarebbe anche poco furbo per l’Amministrazione e per chiunque volesse investire in un progetto simile.»