In un momento come questo perdere l’occasione del Servizio Civile non significa soltanto interrompere un percorso virtuoso durato molti anni, ma anche sottrarre l’ennesima opportunità ai cittadini più giovani, eterni dimenticati dalle istituzioni e dalla politica.

Il Bando nazionale del Servizio Civile Universale è un’occasione importante per la formazione e la crescita personale e professionale di tanti giovani che si mettono a disposizione del proprio Paese e della propria città. Sono tanti gli enti che, anche sul nostro territorio, propongono progetti destinati al coinvolgimento di ragazze e ragazzi tra i 18 e i 28 anni, risorse indispensabili per il miglioramento e lo sviluppo delle realtà in cui operano, e per molti anni il Comune di Verona ha partecipato con progetti dall’alto valore formativo e professionalizzante. Nel 2021, però, questo percorso virtuoso si è bruscamente interrotto.

È avvilente vedere come il Comune di Verona, in un anno così difficile, non abbia pensato di aderire con qualche progetto all’iniziativa, privando così non solo i propri servizi, come ad esempio la Biblioteca Civica, della potenzialità che ha questo bando universale, ma anche gli stessi giovani cittadini veronesi di un’opportunità utile e preziosa come il Servizio Civile.

È proprio perché siamo davanti ad un anno particolare e insidioso che varrebbe la pena incentivare il più possibile attività che permettano ai giovani di dare una mano, di sentirsi partecipi nella vita cittadina e di cominciare a progettare un proprio futuro professionale in una fase di grande incertezza lavorativa. Il Servizio Civile Nazionale, in questo senso, ha sempre costituito un’isola felice, una possibilità unica per ragazzini di vent’anni di collaborare con le istituzioni, di vedere dall’interno come funzionano le pubbliche amministrazioni, prestando le loro competenze e acquisendone di nuove, per prepararsi all’ingresso nel mondo del lavoro.

Lo scorso anno i progetti presentati dal Comune sono stati sei, con il coinvolgimento dei musei cittadini come quello di Castelvecchio e di Storia Naturale, il Centro Internazionale di Fotografia, l’Area Cultura e Turismo del Comune e molti altri, per un totale di 28 posti disponibili. I volontari che prendono parte alle attività sono protagonisti di un percorso virtuoso a fianco di realtà sociali, culturali e amministrative che avrebbero tanto da insegnare e altrettanto da ricevere dall’entusiasmo di giovani volenterosi.

Doppiamente in un momento storico come questo, in cui da un lato abbiamo ragazzi, diplomati e laureati, sfiduciati sul proprio futuro a causa dell’emergenza e delle sue conseguenze economiche, che non vedrebbero l’ora di avere a disposizione un’alternativa, anche pro tempore, per lavorare, guadagnare qualcosa e formarsi. E dall’altro ci sono molti uffici comunali in affanno, che faticano a star dietro ai ritmi e ai cambiamenti imposti dal passaggio al digitale e al lavoro a distanza, con conseguenze nefaste sulla qualità del servizio ai cittadini. Non si poteva combinare queste due esigenze per elaborare progetti ad hoc?

Chiediamo al Comune di spiegare questa grave assenza, che non può avere giustificazioni tecniche se altre città come Venezia sono riuscite ugualmente a partecipare al bando, e di correre ai ripari, o chiedendo, qualora possibile, di integrare il bando nazionale con un progetto, o attivando per quest’anno modalità alternative per far lavorare i giovani veronesi all’interno della macchina comunale, diminuendo almeno in parte il loro scarso coinvolgimento nella vita sociale, culturale e professionale cittadina.

Beatrice Verzè, vicepresidente di Traguardi.