A pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico, in un’Italia che sembra essersi dimenticata della scuola e di chi la abita, Traguardi dà voce alle riflessioni di uno studente veronese alla vigilia degli esami di maturità.

L’8 giugno per migliaia di bambini e ragazzi è suonata l’ultima campanella del 2020. Ma quello di quest’anno è stato un suono smorzato, attutito dal silenzio che fino all’ultimo ha circondato il dibattito sulla scuola e l’istruzione. La Fase 2 è iniziata da quasi un mese, tutto il Paese è ripartito, ma le sue aule sono rimaste chiuse e vuote, privando ragazzi e ragazze di un punto di riferimento, del diritto all’istruzione e alla socialità, di una riconquistata normalità.

Un furto che non potrà essere restituito, denunciato da voci troppo flebili per riuscire ad emergere nella confusione del dibattito politico. Un furto reso, se possibile, ancora più grave per gli studenti che nel 2020 concludono il loro percorso di studi e sono proiettati verso l’Esame di Stato: una maturità per molti versi ancora oscura, con regole cambiate in corsa con quella faccia tosta che la politica può permettersi solo di fronte ai più giovani (con loro i famosi “diritti acquisiti” non sembrano valere), affrontata in solitaria, deprivata del suo valore di «rito di passaggio».

Per questi e per molti altri motivi, Traguardi ha sostenuto la mozione di Ridateci la Scuola. E per questo abbiamo voluto dare spazio alla riflessione di Luca, studente veronese che nelle prossime settimane affronterà l’Esame di Stato. A lui, alle sue compagne e ai suoi compagni, il nostro più sincero “in bocca al lupo”!

Ormai manca poco più di una settimana all’inizio degli esami di maturità, considerati un rito di passaggio alla vita adulta (così ci hanno sempre detto).

Però quest’anno sarà diverso. A causa del Covid-19, come tutti abbiamo trascorso gli ultimi mesi a casa confrontandoci con la FAD (formazione a distanza), la DAD (didattica a distanza). Ora, però, sembra di essere tornati ad una vita normale… o quasi.

Perché noi ragazzi dobbiamo rimanere a casa senza poter incontrare i compagni, i professori che per cinque anni ci hanno accompagnato fino a questi ultimi giorni di scuola? Certo, è difficile organizzare tutte le scuole contemporaneamente, gestendo le masse di spostamenti mattutini. Ma perché noi dobbiamo ridurre tutti gli sforzi fatti a un esame da fare “in qualche modo”, in presenza giusto per dire di averlo fatto?

Organizzare il tutto non è certamente semplice, ma è troppo facile rimandare un problema che si ripresenterà a settembre, procrastinando una decisione che prima o poi andrà presa. A scuola, del resto, ci insegnano che bisogna organizzarsi e darsi da fare subito!

È giusto permettere agli studenti di tornare a uscire, a trovarsi divertendosi. Ma è altrettanto giusto dare loro un buon ricordo dell’ultimo anno di scuola (di qualsiasi ordine e grado) che irrimediabilmente resterà dentro di noi..

Quest’anno questo ricordo risulterà per noi molto annebbiato, e la cosa è alquanto triste…

Luca